I due moduli di impianto a vapore risalgono agli anni Venti del secolo scorso.
Da alcune testimonianze, si è dedotto che furono donati all’Istituto Motori negli anni Novanta, con l’intermediazione del dottor Abatino, chimico, microscopista.
L’impianto non fu mai utilizzato per condurre prove sperimentali, ma posizionato in istituto a solo scopo espositivo.
In entrambi i moduli, anche se con morfologia diversa, si osserva il percorso del vapore dagli elementi di alta pressione (di dimensioni minori) a quelli di alta pressione (più grandi), per ciascun modulo, costituito da tre cilindri (alta, media e bassa pressione). Tutti i cilindri sono collegati allo stesso albero motore, tramite accoppiamento di biella testa a croce, tipica delle macchine con lunga corsa e grande alesaggio, tuttora in uso nei grandi motori diesel due tempi per uso navale.
L’impianto era stato probabilmente utilizzato in precedenza con impiego industriale.
Sul modulo più piccolo, si nota ciò che resta di parti in legno, atte a contenere materiale isolante, per migliorare le prestazioni del cilindro, riducendo la dispersione termica.
Sul modulo più grande, si evidenzia la leva del sistema di regolazione manuale della portata/pressione di vapore ai cilindri, per regolare la potenza della macchina.